Interessante itinerario di grande valore naturalistico e culturale, in uno dei luoghi meglio conservati della Valle del Lys anche conosciuta come Valle di Gressoney dove la bellezza della natura si fonde con il fascino delle splendide costruzioni Walser.

Alla scoperta del Vallone di San Grato
I percorsi tematici portano alla scoperta dell’affascinante patrimonio culturale Walser, sia materiale che immateriale, con un’esperienza immersiva fatta di paesaggio naturale e antropizzato, testimonianze storiche e religiose, tradizioni e antichi saperi. 

Il Vallone di San Grato si trova nel comune di Issime, nella media Valle del Lys. Siamo ai piedi del Monte Rosa, un’area con insediamenti Walser tra i più antichi in Italia. 

I Walser sono popolazioni montanare provenienti dal Vallese e insediatasi in numerose valli Alpine del Piemonte e Valle D’Aosta a partire da XII sec. Un popolo di montagna, tenace e resistente abituato alla dura vita dei territori d’alta quota, in luoghi in cui altre popolazioni non osavano nemmeno arrivare.  

Il Vallone di San Grato è l’unico a mantenere intatto l’assetto di colonizzazione del popolo Walser con tutte quelle strutture che caratterizzavano i centri abitati e rendevano il popolo autosufficiente ed organizzato in maniera “comunitaria”: accessibilità adeguata, abitazioni, opifici (mulini, forge), cappella, campi, terrazzamenti, prati da sfalcio, pascoli e alpeggi. 

Un luogo eccezionale in cui ammirare il profondo legame di un popolo con il suo territorio e il conseguente mantenimento delle caratteristiche abitazioni e tradizioni culturali tramandate nei secoli, ottenendo un risultato di uso sostenibile del territorio in equilibrio con l’ambiente che rende il vallone attrattivo sia da un punto di vista scientifico che turistico. 

Partenza da Issime, uno dei più antichi insediamenti Walser della Valle d’Aosta ma anche tra i primi che i Vallesani fondarono fuori dal loro territorio, perdendo presto i contatti con il Vallese, tanto che la lingua Walser degli Issimesi, il “Toitschu”, è rimasta isolata per secoli ed è molto simile al tedesco antico.

Issime custodisce un gioiello della valle del Lys che vale la pena di essere visitato: la Parrocchiale di San Giacomo. Essa si affaccia sulla piazza del paese ed attrae l’attenzione per la sua ricca decorazione esterna che ritrae scene del Giudizio Universale affrescata nel 1698 dal pittore ginevrino Francesco Biondi che utilizzò come modello una stampa incisa a bulino ad Anversa nel 1615 da Pieter de Jode il Vecchio.

La chiave di lettura di questo percorso, costituito da una “parte alta” e una “bassa”, ha origine antiche ed è determinata dalle due vie di penetrazione del vallone, destinate rispettivamente al transito dei pedoni e alla monticazione. Strade che sono fra loro parallele, e chiamate rispettivamente “dan uabre weg” o “d’chünu weg “(percorso alto o delle vacche) e “dan undre weg” o “vuss weg” (percorso basso o pedonale). Esse erano esterne ai campi coltivati per evitare che il bestiame potesse calpestarli e si collegavano oltre i coltivi (Alpe Mühni) in corrispondenza con le diramazioni per i diversi alpeggi. 

I due percorsi sono diversamente strutturati, quello alto è costituito da muri di sostegno e terra battuta, quello basso pedonale è in parte lastricato, anche usato per lo spostamento interno del bestiame. 

Il sentiero comincia a prendere subito quota all’interno di un bosco per uscire rapidamente su una serie di radure e pascoli affiancando le tipiche architetture Walser del villaggio del Bühl, i famosi “stadel”, edifici rurali che poggiano su colonne a forma di fungo con il gambo in legno ed il cappello costituito da un grande disco di pietra (“musblatte” nel dialetto Walser), che serviva ad isolare il fienile dall’umidità e dai roditori. 

Giunto alla Cappella di San Grato la panoramica posizione ci dona una vista privilegiata sul fondovalle e sulle imponenti montagne circostanti. 

Da qui ci addentriamo nel vallone che ospita numerosi alpeggi, dei quali molti sono regolarmente utilizzati e alcuni ridotti a ruderi o in cattive condizioni, imbocchiamo lantica mulattiera di transumanza (“d’chünu weg”), il sentiero diventa via via meno ripido e tra boschi di larici e praterie e la torbiera della Mongiovetta si raggiungono le baite di Mühni (2021 m) e la Cappella della Madonna della Neve che segnano il punto più elevato del percorso. 

Iniziamo la discesa che porta sull’altro versante del vallone percorrendo l’antico percorso pedonale (“vuss weg”), in tratti di mulattiera selciata oltrepassiamo un ampio pianoro solcato da ruscelli con case rurali, uno Stadel e la Torbiera Réich. Superati due corsi d’acqua con piccoli ponticelli in legno, camminando dal bosco a splendide aree erbose, incontriamo altre numerose baite e Stadel, nell’ordine l’alpe Méttju, l’alpe Keckeretschjatz e l’alpe Stubbi, quest’ultima pare custodisca lo Stadel abbandonato più bello del vallone di San Grato e i ruderi di un mulino con data del 1605 incisa sull’architrave in pietra dell’ingresso, mulino che risale alla prima metà del XV secolo. 

Raggiungiamo l’ultimo alpeggio prima di fare ritorno alla cappella di San Grato, Toeifi. Poca più a valle il mayen di Ruassi, qui, sotto una delle costruzioni, si può notare la presenza di una nicchia con un forno costruito sopra ad una sorgente.

Consiglio dell’autore

Nel Vallone di San Grato è stato ritrovato il diroccato mulino di Brochnu Mülli risalente al XIV secolo a cui fa riferimento la leggenda dell’omonimo folletto, buono e dispettoso, che macinava la segale per gli abitanti del vallone di San Grato. Su quel mulino si basa il mito di fondazione della comunità di San Grato.

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