Nel cuore delle maestose vette del Monte Rosa, c’è un uomo la cui vita è intrecciata indissolubilmente con questa montagna leggendaria. Quest’uomo è Sergio Gabbio, una guida esperta che conosce ogni segreto nascosto tra le cime.

Il nostro viaggio per scoprire la sua storia inizia a Pedemonte di Alagna, presso l’Hotel Ristorante Montagna di Luce, una tappa fondamentale lungo il Walserweg, il sentiero che ci porta attraverso i luoghi in cui la comunità Walser ha lasciato il suo indelebile segno.

Sergio Gabbio, classe 1956, è molto più di una guida alpina e un istruttore di sci. Ha guidato spedizioni in terre remote, contribuendo persino alla creazione del laboratorio-osservatorio internazionale Piramide sull’Everest con il comitato Ev-K2-Cnr. Queste esperienze hanno modellato la sua comprensione della montagna, portandolo a sviluppare nuovi approcci all’esplorazione.

Nel corso della nostra conversazione con Sergio, ci siamo immersi in un affascinante discorso sulla cultura Walser e la sua storia. “Vogliamo mantenere viva questa cultura poiché è una parte intrinseca delle nostre origini. È una storia affascinante che ci parla di popoli che hanno sfidato le montagne”, ci ha detto con passione.

I Walser erano maestri nell’arte della sopravvivenza, abituati a vivere in luoghi inospitali, camminando con destrezza e prosperando con risorse limitate. “Inizialmente cercavano terre dove poter coltivare, non erano guerrieri ma agricoltori” spiega Sergio. Furono assegnate loro le valli più remote delle Alpi, terre selvagge ma autentiche.

Sono quattro le vallate principali in cui si insediarono: la Val d’Ossola e la Valsesia in Piemonte, la Valle di Gressoney e la Val d’Ayas in Valle d’Aosta. Da queste si diramano svariate valli laterali: un territorio un tempo vergine e spopolato, ricco di foreste e pascoli naturali, che i sapienti coloni seppero trasformare e rendere produttivo.

Ciò che rende la loro storia ancora più affascinante è il loro percorso migratorio. Sergio aggiunge: “I Walser sono arrivati dai passi alti. Dall’area del Vallese, sono emigrati fino al Kleinwalsertal, una valle al confine tra Austria e Germania. Poi, attraverso il Passo del Moro e il Passo del Teodulo, si sono diffusi fino alla Valle d’Aosta”.

Il centro principale di insediamento è stato Alagna, ma la Valle d’Aosta è stata influenzata in modo significativo nella zona di Gressoney-Champoluc. A Issime, nella Valle del Gressoney, si trova la comunità Walser che ha mantenuto il proprio linguaggio e la propria cultura con maggiore forza. “A Issime hanno preservato il loro patrimonio linguistico e culturale in modo più vigoroso, insegnando ancora il titsch ai bambini nelle scuole“, afferma Sergio con un pizzico di nostalgia.

Le parole di Sergio Gabbio ci hanno aperto una finestra sulla connessione indelebile tra questi popoli e le maestose montagne italiane. Attraversando il Walserweg Italia, ci immergiamo in una cultura intrisa di determinazione, resilienza e profonda connessione con la natura.

La vita di Sergio Gabbio è una testimonianza di tutto questo. “La montagna è stata la mia vita“, dice con passione. Condivide con noi un ricordo indelebile del 1979, quando ha affrontato una sfida straordinaria, scendendo la parete del Monte Rosa dalla Punta Paro al rifugio Pastore in un’ora con gli sci.

Ma oggi, con sempre più persone che si avvicinano alla montagna per l’escursionismo e l’alpinismo, Sergio sottolinea l’importanza di adeguata preparazione e attrezzatura. La montagna non perdona l’impreparazione.

Il viaggio attraverso la storia di Sergio Gabbio e la cultura dei Walser è un’esperienza che ci ricorda la bellezza e la maestosità delle montagne, ma anche la necessità di rispettarle e di essere pronti nell’affrontare le loro sfide.

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